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12 aprile Corpo e Anima - conferenza di mons. Giuseppe Fiorini Morosini

Per il ciclo dedicato al Corpo, il vescovo di Reggio Calabria con l'introduzione di Gianfranco Neri

Corpo e Anima

conferenza

di mons. Giuseppe Fiorini Morosini


Saluti del Rettore prof. Pasquale Catanoso e introduzione del prof. Gianfranco Neri_Direttore dArTe.

Or, voi siete il corpo di Cristo e le sue membra, ognuno secondo la propria parte.
S. Paolo, Prima lettera ai Corinti 12,27

Prosegue nel dArTe il ciclo di conferenze sul tema del Corpo, iniziato nel 2014 con il filosofo Andrea Pinotti.
Martedì 12 aprile 2016, alle ore 15:30, presso l’Atelier di Architettura, sarà la volta del prestigiosissimo contributo di mons. Giuseppe Fiorini Morosini, Arcivescovo di Reggio Calabria-Bova, che parlerà del rapporto cruciale tra Corpo e Anima nel mondo contemporaneo.

Com’è noto, le recenti scoperte neuroscientifiche che hanno determinato la nascita di discipline come la neuroestetica, hanno ricondotto il corpo e il suo rapporto col contesto architettonico al centro del dibattito internazionale. Ciò sembra essere una interessante novità in quanto fortemente in contrasto con la potente spinta verso il virtuale che perlomeno dagli ultimi duecento anni ha permeato ogni ambito della vita pratica e spirituale dell’Occidente. L’affermarsi della Civiltà della Comunicazione ha indubbiamente trovato nell’Immagine il proprio modello più convincente e lo strumento di maggior efficienza tecnica.
In sostanza, è come se l’occhio avesse rappreso e condensato in sé l’intero corpo, depotenziando il resto dei sensi a meri supporti funzionali, subordinati e asserviti al visivo. In questo passaggio si è verificato un significativo rovesciamento di paradigma nel rapporto tra corpo e immagine.
La Modernità aveva bisogno per affermarsi a livello planetario che le merci si corredassero della medesima fascinazione dell’immagine, dotandosi cioè di quella perturbante eleganza mistica che Leibniz attribuiva appunto all’immagine. L’arte e l’architettura negli ultimi due secoli hanno svolto un ruolo fondamentale nel consentire che gli oggetti si ammantassero di un fascino riconoscibile e condiviso, che ha poi finito col coincidere col loro effettivo valore (anche in senso spirituale).
Tuttavia, alla vittoria dell’immagine sul tempo corrispondono i confini del corpo, la sua individualità, la sua contingenza, l’accidentalità della sua presenza e la sua finitezza, cioè il limite che lo rende allo stesso tempo illimitato, unico e straordinariamente irrisolto. Riportare la questione del corpo dentro l’architettura significa riformulare l’antica e attualissima relazione tra materia e mondo, tra la sua misura e l’incommensurabilità dell’invenzione artistica e del progetto architettonico che è la vera sfida che la contemporaneità ci pone di fronte.

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