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19 novembre 'La Corte costituzionale l’ultimo presidio di unità' (con foto)

Obiettivo del convegno era esaminare il progetto federale sotto tre punti di vista: giuridico-costituzionale, storico e politico. E’ emerso il timore comune di un progetto federale approssimativo, senza radice storico-sociale ma dettato da logiche elettorali. Dopo l’introduzione del rettore Giovannini, il prof. Antonino Spadaro, docente di diritto costituzionale della Mediterranea, ha esposto i modelli di federalismo dissociativo e associativo esistenti - citando gli esempi del Canada e della Cecoslovacchia, scaturiti da oggettive situazioni sociali o linguistiche. Secondo Spadaro la legge delega sul federalismo è buona ma forti sono le perplessità sui provvedimenti collegati (decreti legislativi e atti amministrativi). Con questi presupposti, ha ribadito più volte, la Corte costituzionale è l’unico baluardo tra una buona legge e le probabili pessime applicazioni. Il prof. Villari, ordinario di storia contemporanea nell’Università di Roma Tre, ha premesso il suo costante rifiuto a parlare di federalismo nelle sedi politiche, ma ha accettato di farlo in una sede di studio e cultura quale l’Università. E la sala, gremita di studenti con block notes, registratori e pc, sembra dargli ragione. Nel suo esame storico, il prof. Villari ha richiamato l’originale progetto della Confederazione Italiana (1858): uno stato federale con il Nord ai Savoia, l’Italia Centrale ad un sovrano da definire e il Regno delle due Sicilie ai Borboni. L’idea federale fu abbandonata quando la caduta dei Borboni svelò un Sud disastrato. Cita l’analisi di Cavour: “Lo scopo è chiaro; non è suscettibile di discussione. Imporre l’unità alla parte più corrotta e più debole dell’Italia. Sui mezzi non vi è pure gran dubbiezza: la forza morale e se questa non basta, la fisica”. Villari condivide il dubbio di fondo: si può conciliare un sistema federale con la solidarietà e, soprattutto, con un ridimensionamento dello Stato centrale? Lo stato federale aumenterà o diminuirà il collante unitario? Ha concluso il suo intervento citando la risposta di Verga a quanti gli chiedevano cosa pensasse delle spinte autonomiste siciliane: ”possiamo discutere sulla libertà, ma non sull’unità d’Italia perché è costata troppo”. Il punto di vista di Loiero è piuttosto noto visto che si occupa del tema federalismo da lungo tempo. Cita il risultato del referendum abrogativo in Calabria: 80% di no senza distinzioni destra/sinistra. Contesta all’attuale progetto federale la totale assenza di analisi sull’impatto economico e il clima di intolleranza in parlamento sulla questione meridionale. E’ un argomento che non va più di moda: chi critica la riforma federalista del governo appoggia gli sprechi e le inadeguatezze del Sud. E’ vero che una parte del Mezzogiorno è indifendibile, ma affrontare la rivoluzione federalista senza una base storico-sociale e un adeguato progetto finanziario dimostra quanto sia strumentale l’intento economico ed elettoralistico di chi cavalca il malcontento del nord. Così, anche la recente visita in Calabria del Ministro per la semplificazione normativa Calderoli non è un atto di cortesia, ma il tentativo di arginare il ventilato ricorso alla Corte Costituzionale sui contenuti della riforma voluta da Bossi. Lo spettro di un ricorso turba i sonni della Padania, luogo puramente inventato. La chiusura di Loiero è un invito a tutti gli intellettuali del Sud, a tutte le componenti della società civile: occuparsi del tema senza preclusioni, ma con l’occhio al futuro. La battaglia non è ideologica, ma territoriale. In allegato le foto del convegno.

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