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28 aprile CONFLITTI dimenticati, mascherati, negati - V incontro: I migranti salveranno la Calabria?

Sala conferenze del Dipartimento di Scienze Storiche Giuridiche Economiche Sociali - via T. Campanella, 38/a - dalle ore 19,00 alle ore 21,00 Quello dell’immigrazione è il conflitto che meno si può masche-rare: non c’è giorno in cui l’informazione non ce lo mostri con evidenza. Ma quanti sono i modi per presentarcelo come un conflitto che subiamo e di cui non saremmo protagonisti! Chi accetta di riconoscere che stiamo vivendo un rigurgito di razzismo? Chi ammette che si tratta del fenomeno in cui più chiaramente stiamo contraddicendo valori fondamentali della nostra Carta Costituzionale? O che qui viene allo scoperto l’ipocrisia della diffusa idea che gli italiani siamo brava gente? Il paradosso è che noi – e specialmente noi meridionali – siamo uno dei popoli che ha più sperimentato il fenomeno dell’emigrazione: in tutti i continenti sono ancora dispersi circa cento milioni di italiani. E anche nel nostro tempo sono tanti gli italiani che sono costretti a emigrare, o i meridionali che vanno al nord; e non si tratta solo di fughe di cervelli. Anzitutto possiamo chiederci: è possibile fermare i flussi migratori? Secondo studi dell’ONU, entro il 2015 nei Paesi dell’Europa occidentale arriveranno circa 20 milioni di nuovi immigrati dei Paesi dell’Est che fanno parte dell’UE e, entro il 2060, nell’UE arriveranno circa 250 milioni di immigrati extraeuropei. Si può ipotizzare di fermare questi flussi? E si può immaginare che per gestirli basti il ricorso alla regolazione annuale degli ingressi? Nel corso della storia il fenomeno delle migrazioni ha caratterizzato la vita di tutti i popoli: mossi per lo più da fame e povertà, ma anche da cataclismi naturali, dalle epidemie o dalle guerre, numeri immensi di persone hanno lasciato la propria terra alla ricerca di luoghi ove cercare di sopravvivere. Dopo secoli di storia, questi movimenti di persone hanno contribuito alla crescita anche dei Paesi d’immigrazione, oltre a quelli di provenienza. Qualcuno sostiene che oggi è più facile emigrare, grazie alla velocizzazione dei mezzi di trasporto. A mostrare quanto questa affermazione sia ipocrita basta il dato che sta sotto gli occhi di tutti: di emigrazione si muore; e non solo in mare. Un altro luogo comune è quello di chi sostiene che la presenza degli immigrati genera insicurezza, perché gli immigrati che vengono per lo più delinquono; e per questa menzogna si adducono i dati riguardanti il numero di stranieri presenti nelle carceri italiane. Chi conosce la vita degli immigrati e frequenta le carceri può dimostrare ampiamente che gli immigrati possono entrare in carcere anche per sospetti e vi rimangono perché non hanno le tutele degli italiani. Ma possiamo essere tanto ingenui da non sapere che tanti italiani che delinquono la fanno franca, anche se commettono i crimini più odiosi? e che ci sono criminali che godono persino del rispetto e dell’amicizia di tante persone perbene? Un caso a sé è la questione delle migrazioni forzate, causate da guerre, persecuzioni, torture, discriminazioni: si tratta di decine di milioni di persone che chiedono asilo politico o umanitario. Fenomeno che queste persone pagano con atroci sofferenze non solo nei Paesi d’origine, ma anche quando arrivano da noi; in barba ai trattati internazionali e alle affermazioni della Costituzione. Nell’incontro, vogliamo darci un’occasione, non solo per smascherare ingiustizie che si fanno passare sempre più come difesa della legalità o tutela della sicurezza dei cittadini, ma anche – nel nostro stile – per ascoltare la testimonianza di persone che, nel pieno di questo conflitto, sono già attive nella costruzione di un futuro migliore per tutti, creando esperienze di convivenza e cooperazione. E non solo per far rifiorire economie che si stavano abbandonando, ma anche per creare le basi di una società multiculturale e multietnica che consenta a tutti di mantenere sveglie (o di risvegliare) le caratteristiche migliori della nostra comune umanità, sotto il segno della Solidarietà e della Condivisione. Ad aiutarci nella riflessione saranno: • Giuseppe Pugliese, dell’Osservatorio Africalabria di Rosarno, attivo nella Piana per il miglioramento delle condizioni di vivibilità dei migranti stagionali. • Domenico Lucano, sindaco di Riace, primo comune calabrese a integrare i rifugiati e proporre un nuovo modello di rivitalizzazione dei borghi storici. Locandina allegata

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